Case reports

Issue 1 (Suppl. 3) March 2024

Dalla terapia LAI alla terapia orale: il percorso inverso di una paziente affetta da schizofrenia

Authors

Publication Date: 2024-07-31

Abstract

E., donna di 55 anni, casalinga, coniugata da 35 anni, affetta da schizofrenia paranoide. Due figli: il primogenito, 35 anni, militare, coniugato; il secondoge- nito, 31 anni, affetto da autismo e disabilità intellettiva grave.
All’anamnesi familiare risultava una sorella affetta da disturbi psichici non meglio specificati.
Dalla raccolta anamnestica remota emergeva un TSO per il rifiuto delle cure proposte all’ingresso del Centro di Salute Mentale (CSM) dove venne condotta dal marito e dal padre, a causa della presenza di dispercezioni uditive, disforia, sospettosità, ideazione delirante a carattere persecutorio, idee di morte, aggressività eterodiretta verbale e fisica, angoscia e scarso insight.

Alle dimissioni si prescriveva aloperidolo 2,5 mg/die, risultato parzialmente efficace nel controllo delle dispercezioni uditive, tanto da richiedere successivi switch a quetiapina 800 mg/die e a olanzapina 10 mg/die associata a paroxetina 20 mg/die.
A distanza di 9 anni, la paziente veniva nuovamente accompagnata dal marito al Centro per la stessa sintomatologia dell’esordio. In quell’occasione, conside- rato il beneficio ottenuto in precedenza con olanzapina e la scarsa aderenza ai trattamenti farmacologici orali, si concordò la somministrazione di olanzapina pamoato 210 mg/15 gg e, a seguire, 405 mg/30gg. Per i successivi due anni si effettuarono visite domiciliari, durante le quali la paziente manifestava ostilità nei confronti degli operatori e atteggiamento mutacico subendo inoltre, passivamente, la terapia i.m. Viveva con la paura che il figlio affetto da autismo potesse aggredirla, dal momento che il marito durante il giorno lavorava.

Si concordava, dunque, lo switch a paliperidone palmitato 150 mg/die, che migliorò le dispercezioni, ma non il ritiro sociale, la scarsa cura di sé e degli am- bienti, l’ideazione delirante grandiosa e persecutoria. La situazione rimase stabile fino a quando, qualche anno dopo, ricomparvero le dispercezioni uditive a seguito delle quali si decise un nuovo switch ad aloperidolo decanoato 150 mg/30 gg.
Dopo 4 anni la paziente subiva un nuovo ricovero in SPDC in regime obbligatorio, per una riacutizzazione della sintomatologia psicotica, con allontanamenti da casa improvvisi e rifiuto della terapia. Alla dimissione ospedaliera, E. era in sufficiente compenso e in terapia con il seguente schema: valproato di sodio 750 mg/die, quetiapina RP 50 mg/die, delorazepam gtt 2 mg/die, aloperidolo 150 mg/30 gg.

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Authors

Anna Manzari - Dipartimento di Salute Mentale, CSM Distretto socio-sanitario 3, ASL Br

How to Cite
Manzari, A. (2024). Dalla terapia LAI alla terapia orale: il percorso inverso di una paziente affetta da schizofrenia. Italian Journal of Psychiatry, 10(1 (Suppl. 3). Retrieved from https://www.italianjournalofpsychiatry.it/article/view/596
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