Atipico, ma non eccezionale: il disturbo depressivo maggiore con manifestazioni atipiche

M., donna di 39 anni, giungeva in osservazione per la presenza di una sintomatologia “depressiva” che non aveva risposto in maniera adeguata ai diversi trattamenti farmacologici prescritti. Familiarità per ipertensione e distiroidismo; condizioni cliniche generali buone (eccezion fatta per una obesità lieve); personalità di base caratterizzata da una marcata reattività agli eventi esterni e da una visione “manichea” (buono/ cattivo, bianco/nero) della vita. La paziente si definiva “attiva, testarda, intransigente” . Esordio clinico conclamato della sintomatologia all’età di 30 anni, allorquando, a seguito di eventi di vita vissuti come particolarmente stressanti, iniziò a presentare ansia non configurante disturbo specifico, ipersonnia, pesantezza ai quattro arti fino all’impaccio motorio, umore depresso (più propriamente disforia isteroide), iperfagia. Rivoltasi a diversi specialisti, negli anni ha assunto differenti trattamenti appartenenti alla classe degli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI), poi sostituiti sia per la presenza di effetti collaterali (principalmente gastroenterici) sia per una risposta clinica non soddisfacente (pur riconoscendo un parziale miglioramento sui sintomi d’ansia, persistevano l’ipersonnia diurna e l’impaccio motorio). A causa di un episodio di stress lavoro-correlato, occorso circa 6 mesi prima della valutazione, la paziente riferiva un peggioramento dello stato ansioso con conseguente aggravamento sul versante timico e comparsa di anedonia. In ragione della storia clinica e della valutazione obiettiva, si ipotizzava la diagnosi di “disturbo depressivo maggiore con caratteristiche atipiche (DA) in soggetto con tratti di personalità di cluster B” e si consigliava, dopo un periodo di terapia al domicilio con scarsi miglioramenti clinici riferiti, il ricovero in struttura di riabilitazione psichiatrica convenzionata, che la paziente accettò.