Case reports
Issue 2 (Suppl. 1) June 2024
Episodio depressivo maggiore in comorbidità con disturbo ossessivo compulsivo, il ruolo di vortioxetina
Abstract
PRESENTAZIONE E STORIA CLINICA
C., disegnatore di 40 anni, impiegato da lungo tempo presso una casa editrice di fumetti. Arrivato in CPS su segnalazione del medico di medicina generale in quanto preoccupato per la deflessione dell’umore del paziente con episodi di pianto incontrollato. La depressione sarebbe stata osservata in seguito alla diagnosi di sclerosi multipla (SM). Nonostante il paziente si trovasse in una fase stabile della malattia, era spesso molto affaticato con ripercussioni negative sul lavoro. Il medico di base dapprima tentò di impostare una terapia farmacologica a base di SNRI, che incrementò notevolmente la reattività del paziente noto per la personalità tranquilla; in un secondo momento, con l’obiettivo di migliorare l’insonnia, veniva prescritto un altro antidepressivo, appartenente alla classe dei NaSSA, che però ha comportato un peggioramento della stenia e un episodio di incontinenza urinaria notturna. A seguito del riconoscimento dell’invalidità civile, il paziente venne assunto presso un noto museo cittadino dove, tra le diverse mansioni, gli fu assegnata anche quella di chiudere a chiave tutte le sale all’orario di chiusura. Al colloquio, C. lamentava, oltre alla sintomatologia depressiva, una importante insonnia che lui attribuiva alle preoccupazioni di questa nuova attività lavorativa. La mansione gli era stata offerta dopo i primi tre mesi di lavoro, con un piccolo aumento, come segno di fiducia da parte della fondazione museale. C., però, riportava come il compito di dover controllare la corretta chiusura delle sale richiedesse sempre più tempo, tanto da non riuscire ad abbandonare il posto di lavoro per molte ore. Presentava compulsioni di controllo di circa tre ore per uscire da lavoro con la necessità di operare un rituale sistematico per ogni porta consistente in almeno tre tentativi di chiusura che il paziente annotava con un asterisco sulle braccia e seguito da ulteriori tentativi in cui si filmava e poi ricontrollava numerose volte. A una anamnesi più approfondita il paziente riportava di aver sempre fatto fatica a lasciare il domicilio, ritornando più volte per controllare di aver chiuso casa e le utenze principali ma, lavorando principalmente da casa e convivendo con la madre, l’impegno di queste attività negli anni si era molto ridimensionato, condizionandolo per meno di mezz’ora al giorno. Si poneva, dunque, diagnosi di episodio depressivo maggiore in comorbilità con disturbo ossessivo compulsivo (OCD).
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