Case reports
Issue 2 (Suppl. 2) June 2024
Schizofrenia e tossicodipendenza: il caso di Carlo
Abstract
Presentazione e storia clinica
Carlo, 56 anni, con un passato di tossicodipendenza.
Carrozziere dall’età di 16 anni; licenza media inferiore. Si descrive da bambino, come poco studioso, socievole e obbediente. Vive in un’atmosfera familiare nel complesso serena, con la madre e un fratello di 60 anni in apparente buona salute.
All’età di 18 anni ha iniziato ad assumere, saltuariamente, sostanze stupefacenti (eroina), per circa 20 anni causandogli importanti ripercussioni relazionali e familiari, che lo hanno portato a sospenderne l’utilizzo.
L’esordio della sintomatologia psichiatrica si è verificato proprio a seguito dell’interruzione dell’assunzione di eroina, con importanti episodi d’ansia e paura di assumere droga per contatto, con comportamenti ossessivi di controllo sugli alimenti.
Nel marzo 2001, si rivolse al CSM di riferimento. Da quel momento iniziò un lungo periodo caratterizzato dall’assunzione di diverse terapie psicofarmacologiche tra cui aloperidolo, clomipramina, quetiapina, olanzapina, risperidone, citalopram, sertralina; periodi di discreto benessere si alternarono a periodi di riacutizzazione della sintomatologia con episodi di autolesionismo e 2 ricoveri in SPDC.
Nel giugno 2013, a causa della ricomparsa di dispercezioni uditive, tensione nervosa e irritabilità, il paziente decideva di rivolgersi a uno specialista privato tornando, però, al CSM, nell’aprile 2015 riferendo di essere in terapia con aripripazolo 10 mg/die. Seguiva un altro ricovero per riacutizzazione psicotica e, alle dimissioni, si prescriveva clozapina 50 mg x 2 + acido valproico 500 mg x 2 + aripiprazolo 10 mg (2 cp la sera) + clonazepam. Seguiva un periodo di discreto benessere.
Dal 2017, sempre seguito dal CSM, la terapia psicofarmacologica prescritta era la seguente: clozapina 100 mg x 2, acido valproico 300 mg x 3, diazepam al bisogno.
Trattamento ed esiti
La diagnosi formulata era Disturbo Schizofrenico.
Il paziente, ben noto al CSM, in quanto seguito da anni, non mostrava patologie internistiche di rilievo. Compliante alle prescrizioni terapeutiche; buone le relazioni interpersonali, soprattutto con la madre, e il supporto sociale.
A gennaio 2024, in condizioni psichiche stabili, al controllo ematologico si evidenziava un calo piastrinico: 46.000/mcL. Nello stesso mese (dal 25 gennaio al 12 febbraio 2024) il paziente veniva ricoverato per modificare la terapia a causa della piastrinopenia. La nuova terapia farmacologica impostata prevedeva l’utilizzo di lurasidone, in precedenza mai somministrato, alla dose di 37 mg/die fino alla dose di 148 mg/die.
Alle dimissioni si registrava un miglioramento dei valori piastrinici (76.000/mcL) e veniva confermata la terapia con lurasidone 148 mg/die + lorazepam 2,5 mg la sera.
Al follow-up il paziente ha dimostrato un buono stato di salute con normalizzazione anche dell’esame emocromocitometrico.
Conclusioni
Nel corso degli anni il paziente ha dovuto affrontare numerosi fallimenti terapeutici motivo per cui, inizialmente, era piuttosto preoccupato e riluttante verso un nuovo cambiamento farmacologico.
La nuova terapia con lurasidone si è dimostrata efficace e ben tollerata nel mantenere la stabilità sindromica.
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